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03/03/2015
Conoscere Lucca e la via delle Pievi
L'area corrispondente all'attuale provincia di Lucca, fin dell'epoca romana, ha rappresentato un collegamento naturale tra Nord e Sud d'Italia. I Romani dotarono anche il territorio lucchese di una completa rete stradale che collegava la colonia con la capitale e con i principali centri del resto dell'Etruria e poi con l'area ligure e padana.
Decaduto l'impero romano, nell'alto medioevo, la zona subì una rapida involuzione, e per mancanza di continue opere di bonifica (che i Romani avevano voluto) le zone di pianura e della costa si impaludarono di nuovo. Ciò provocò lo spopolamento della fascia pianeggiante e costiera e l'abbandono della cura del complesso sistema viario romano.
E' comunque dimostrato che i tracciati romani, se pur persero in buona parte la saldezza originaria, conservarono un ruolo fondamentale grazie a modifiche e soluzioni adeguate alle nuove esigenze. I nuovi insediamenti e le strutture religiose, come pievi e abbazie, si formarono a ridosso delle pendici collinari e sui rilievi e costrinsero a trovare alternative viarie sia per il traffico spicciolo e quotidiano che per il grande traffico europeo connesso ai pellegrini. Lucca poté cosi conservare un ruolo di tappa fondamentale della via Francigena.
Numerosi erano gli insediamenti ecclesiastici e ospedalieri di sostegno ai viandanti che spesso erano gravati dall'onere di manutenzione del tratto viario più prossimo; tra le più antiche si trovano appunto le pievi la cui giurisdizione sul territorio variava in funzione della presenza di altre realtà religiose. Ve ne erano di medio-piccole, e di grandi, con cospicuo rendite. La loro funzione comunque non era solo di aggregazione religiosa ma anche civile specie nelle zone più lontane dalla città.
Seguire la via delle Pievi significa quindi fare un tuffo nel passato per capire la realtà territoriale ed umana attuale attraverso la storia, l'arte, l'architettura ed un patrimonio storico-religioso di cui è permeato ogni angolo della nostra terra lucchese. Si tratta di "leggere" attraverso questi itinerari millenni di storia che ritroviamo in ogni angolo, ad "assaporare" assieme alle infinite sensazioni che si sprigionano i gusti di una terra ricca e semplice, antica e nobile ancora fortemente radicata, di estrema attualità.
Il paesaggio collinare ci riporta alle più vere tradizioni: l'olivo e l'olio, la vite e il vino.
Chiesa di Monte San Quirico
Sorge sulla collina di Monte San Quirico che domina la piana lucchese e ai cui piedi scorre il fiume Serchio.
Conosciuta già nell'VIII secolo col nome di San Quirico in Ponticello, nella seconda Metà dell'XI secolo fu ricostruita a tre navate e consacrata nel 1061 dal vescovo Anselmo da Baggio. I lavori condotti nell'Ottocento ne hanno, in pratica, annullato l'aspetto medievale; a testimonianza della qualità dell'arredo della chiesa resta comunque la grande croce dipinta, attribuita a Taddeo Gaddi.
Convento dei Cappuccini
Situato accanto alla chiesa di Monte San Quirico, ospita una vera e propria collezione di pittura lucchese con opere di grande importanza, confluite dai conventi soppressi della zona.
Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano
Si trova a Mutigliano ed è stata edificata accanto al precedente edificio medievale, demolito nel 1884, quando venne consacrata la chiesa attuale, i cui lavori erano iniziati nel 1877.
Chiesa di San Lorenzo alla Cappella
La chiesa sorge sulla strada che portava all'antico Convento della Cappella. Della costruzione medievale conserva, tuttora, il paramento dei fianchi, nonostante la lunga serie di modifiche e ampliamenti, culminati negli interventi del 1899. Vi sono conservate alcune opere di pregio, tutte del XVI secolo, che attestano Come in quel momento la chiesa abbia subito un riassetto interno.
La più antica è un tabernacolo "robbiano" per gli oli santi, risalente ai primi del Cinquecento; c'è, poi, una tavola dello Zacchia con la Madonna tra i santi Lorenzo E Giovanni battista, del 1545, affine alla Sacra Conversazione dello stesso artista, dipinta Per la chiesa di San Pietro a Marcigliano, e ancora assai legata alla lezione di Fra' Bartolomeo.
A Bartolomeo Neroni, detto il Riccio, la cui attività lucchese è assai cospicua, è attribuita una tela con la Madonna tra i Santi Vincenzo Ferreri, Stefano, Gregorio Magno e Luigi di Francia.
La chiesa è, oggi, chiusa al culto, sostituita da una recente costruzione in pianura, dove è stato spostato l'abitato.
Chiesa di Santa Maria di Montecatino
Si trova in cima al colle, dopo aver superato l'ex convento della Cappella, oggi b&b. La chiesa, di origini medievali, ma assi manomessa, nel Quattrocento aveva un porticato.
Spogliata di tutti i suoi arredi, per la posizione in cui sorge si pone come punto di riferimento, grazie anche al campanile che la rende facilmente individuabili sia dalla Val Freddana sia dalla Valle del Serchio.
Pieve di San Nicola di Torre
Tutte queste chiese facevano capo alla Pieve di San Nicola di Torre. Una chiesa in questa zona è ricordata già nel 754, ma solo nel X secolo risulta elevata alla dignità di pieve.
Lavori di ristrutturazione dell'edificio sono attestati quasi senza soluzione di continuità a partire dalla fine del Seicento, quando furono ridisegnate l'area del presbiterio e del fonte battesimale, dove Pietro Scorsini affresco un Battesimo di Cristo.
I lavori più radicali furono intrapresi tra il 1840 e il 1845: la chiesa venne ampliata per far fronte all'incremento della popolazione della parrocchia e completata con un porticato a tre fornici di gusto neoclassico.
Pieve di San Pantaleone
Sorge sul monte Pitoro, lungo la strada che porta a Massarosa, in posizione panoramica sulla piana costiera. A sinistra, in basso, si vede il lago di Massaciuccoli con le residue paludi e le risaie abbandonate, oltre la piana di Pisa e di fronte Viareggio.
Nelle giornate limpide, sono visibili l'isola d'Elba, la Gorgona e sulla linea d'orizzonte la Corsica. Fondata nel IX secolo cole le pievi di Camaiore e di Valdicastello, segnava con esse il Confine nord-occidentale della diocesi di Lucca e ne condivideva il ruolo di pieve matrice con giurisdizione su numerose piccole chiese dipendenti. La monumentale semplicità della facciata si ritrova nell'interno a tre navate. Oltre a vari dipinti, l'opera di gran lunga più importante è la pala marmorea in forma di trittico, posta sull'altare maggiore, riconducibile alla bottega di Riccomanni (1470). Dello stesso periodo è anche un'elegante, affusolata pila per l'acquasanta e il bel tabernacolo eucaristico.
Pieve di Santo Stefano
La pieve sorge di fronte al bellissimo panorama delle colline su cui si estende per buonaparte la Tenuta di Forci.
L'impianto medievale dell pieve risale alla fine del XII secolo o agli inizi del successivo.
Ne sono testimoianza l'abside con tre monofore e una parte del fianco sinistro.
Fu ampliata nel Cinquecento con l'aggiunta di un porticato davanti alla facciata, mentre l'interno è stato completamente ridisegnato alla fine del XVIII secolo.
Da quesa chiesa proviene la pala con la Madonna tra i Santi Rocco e Sebastiano dello Zacchia, conservata nel museo di Villa Guinigi a Lucca. Una delle opere più intense tra quelle realizzate dal pittore e sostituita da una copia ottocentesca di Michele Ridolfi. La chiesa possiede anche un prezioso organo della fine del Cinquecento, opera di Onofrio Zeffirini.
Le chiese che facevano capo alla Pieve di Santo Stefano (Chiesa di San Tommaso di Castagnori, Chiesa della santissima Annunziata di Vecoli, Chiesa di San Martino in Vignale) si impongono, oggi, più per il contesto paesaggistico che per la struttura o le opere conservate.
Chiesa di Santa Maria Assunta
Scendendo dalla Pieve di Santo Stefano, si giunge a Carignano con la sua chiesa dedicata a Maria Assunta e costruita alla fine del Quattrocento come risulta dalla data scolpita sul portale d'accesso.
All'interno non mancano testimonianze d'arte: la tela del seicento sull'altare maggiore che raffigura l'Assunta, la coeva Madonna Addolorata di Ippolito Sani e la Madonna del rosario che risale alla fine dello stesso secolo.
L'opera più interessante è, senza dubbio, la statua in terracotta policroma che raffigura san Biagio vescovo, commissionata nel 1534 ad Agostino Marti, unica scultura di questo artista, noto soprattutto per le sue tele.